21 Giu Kapnios 2003, aglianico amaro appassito del beneventano
Me l’ha consigliato un caro amico bergamasco, Luca Castelletti dell’Enoteca di Ponte S. Pietro, vero talent scout di vini. Lui, infatti, non si accontenta di avere una cantina storica piena zeppa di bottiglie e distillati d’annata, con alcuni pezzi unici introvabili, come l’inestimabile Cognac del 1868 appartenuto, nientemeno, che a Napoleone III.
Luca è uno scopritore di talenti in piena regola, un cercatore di vini ancora poco noti che come outsiders si classificano, spesso, ai primi posti dei concorsi vinicoli nazionali e stranieri. Leggi l’intervista qui.
E’ grazie a lui se ho scoperto il Kapnios 2003 della Masseria Frattasi, Aglianico amaro del Taburno 100%, che ho portato a cena a casa della mia amica Sara, autrice della foto. Si tratta di un vino le cui origini sono antichissime, citato nientemeno nel Naturalis Historia da Plinio e nell’Ateneo I da Platone, antenato del Cabernet e Aglianico affumicato del Taburno. L’appassimento delle uve su graticci conferisce al vino delle note del tutto particolari, che lo fanno lontanamente assomigliare al più noto Amarone della Valpolicella, ma con meno nerbo.
Cecere Clemente è il titolare di questa azienda che produce dal 1779, ma che solo relativamente da poco tempo ha cominciato a imbottigliare in proprio. L’azienda è in una masseria del 1179, ai piedi del Taburno, a Montesarchio. Ci troviamo a due passi dall’avellinese, in provincia di Benevento, da dove partirono le viti per ripopolare di Falanghina i vigneti messi in ginocchio dalla fillossera che a fine ‘800 distrusse gran parte della vitis vinifera sativa, altrimenti detta vite europea. In cantina c’è l’enologo Maurizio Caffarelli che viene dalla scuola del celeberrimo enologo campano Luigi Moio, specializzato al Laboratoire de Recherches sur les Arômes dell’Institut National de La Recherche Agronomique di Dijon.
Caffarelli ha imparato bene la lezione, rispettando il territorio e curando con cura maniacale antiche vigne, poste tra i 500 e i 700 m slm. Gli aromi del Kapnios 2003 ci sono tutti, fini, eleganti, talvolta inaspettati. Il vino è di un bel rosso rubino impenetrabile, con profumi di confettura di mirtilli e prugne disidratate che si intervallavano splendidamente, al palato, ad aromi di cioccolto e ciliegie sotto spirito (i boeri!). In bocca è morbidissimo, avvogente, con tannini saudenti e note di caffè e cioccolato fondente. Insomma proprio un bel vino che noi abbiamo accompagnato alla faraona alla romana di Sara.
La stessa azienda produce anche l’Aglianico Iovi Tonant, uscito quest’anno con la Riserva 2006, il Taburno Falanghina Donnalaura, che dicono essere splettacolare, il Nymphis Sacrae da vitigno Coda di Volpe, un Passito di Moscato, ed altri vini sempre da Aglianico. Questo per amor di cronaca perchè, ahimé, questi vini non sono ancora passati dal mio bicchiere! 🙂 Se qualcuno li avesse provati, mi dica come li trova!
Abbinamento regionale:
Il Kapnios 2003 può essere abbinato a tutti i secondi piatti tradizionali della cucina campana, ma è l’ideale con il capretto in agrodolce dell’Irpina e il capretto uova e cacio Irpino stagionato in grotta.