11 Dic Annate storiche, quando il vino parla la lingua del tempo
Sono mancata per un pò, lo ammetto, ma ritorno parlandovi di con una degustazione “col botto”. Si tratta di una serata organizzata da AIS Bergamo, con Guido Invernizzi quale relatore, che mi ha emozionato incredibimente. Aprire un Barolo del 1964, infatti, è un privilegio raro, ma lo è molto di più se arriva dopo un’escalation di sette vini praticamente introvabili. Un incontro emozionante con dei prodotti che hanno parlato la lingua del tempo attraverso colore, profumi e aromi, dimostrando come il vino sia un prodotto vivo, in grado di evolversi come l’uomo. Giovane, maturo, vecchio, questi sono alcuni dei termini della scheda analitico-descrittiva AIS che, non a caso, meglio rappresentano questa liaison tra vino ed essere umano, cominciata nella notte dei tempi.
Vini introvabili, dicevamo, in taluni casi veri e propri pezzi unici che, nell’evoluzione dei gusti e dei disciplinari, hanno cambiato parte degli uvaggi. E’ il caso di un Regaleali Riserva del Conte 1976, prodotto allora col 95% di Nero d’Avola e il 5% di Perricone, vitigno dal buon tenore zuccherino, medio tannino e buona acidità. Alle origini dunque un Nero d’Avola quasi in purezza, affinato in botti grandi di castagno, proveniente da un vigneto impiantato nel 1954 ad alberello. Oggi oltre al Nero d’Avola e al Perricone, il Rosso del Conte è prodotto aggiungendo altri vitigni autorizzati dal disciplinare Doc Contea di Sclafani.
Tra le piacevoli sorprese della serata, si segnala uno Schioppettino del 1980 dell’azienda Toti di Prepotto. Vino celebrato da Mario Soldati nel suo film-documentario “Vino al vino”, lo Schioppettino nasce in Friuli, terra d’elevazione di grandi bianchi e vini passiti, conosciuto come un vitigno di buona acidità, discreto tannino e medio invecchiamento. Degustare un prodotto del 1980, perfettamente conservato, e rilevarne l’equilibrio tra le durezze e le morbidezze, fa riflettere su quanto il vino possa essere un mondo ancora inesplorato, difficilmente imbrigliabile nelle pagine di un manuale.
A monte e la valle di questi vini, i due pilastri della produzione vitivinicola italiana, il Brunello di Montalcino e il Barolo, declinati in cinque annate, 2009 e 1978 per il primo, 2008, 1971 e 1964 per il secondo. Sangiovese al 100%, il Brunello viene attualmente affinato in botti di rovere per almeno due anni e immesso in commercio dopo cinque anni dalla vendemmia. I territori a sud di Montalcino, più caldi e meno umidi, composti da calcari e marne a est, e da argille e calcari a ovest, danno vini più tannici e potenti, mentre quelli a nord, composti da argille e sabbia, regalano vini con maggiore eleganza e finezza. Il Barolo, vino di grande invecchiamento, prodotto in purezza da uve nebbiolo, è considerato tendenzialmente giovane dai 4 ai 6 anni a causa dei tannini ancora poco levigati che si ingentiliscono con il tempo. Coltivato nella provincia di Cuneo su 4800 ettari vitati, il Barolo è un vino di carattere, ricco di profumi che si evolvono nel tempo verso i sentori terziari.
Di seguito la degustazione dei vini tenuta da Guido Invernizzi:
Brunello 2009 – ColdiSole – Lionello Marchesi: colore granato. Aromi di frutta, fiori (geranio) e karkadè. In bocca elegante, con un tannino che ricorda la stecca di liquirizia.
Brunello 1978 – Altesino: colore aranciato. Emerge subito una nota di fungo porcino e di spezie (pepe). Buona acidità in bocca, supportato da un tannino di carattere.
Schioppettino 1980 – Azienda Toti: colore non classificabile. Naso molto interessante di croccante e caramello. Fine. In bocca morbido, con spalla acida ancora presente.
Regaleali Riserva del Conte 1976: colore non classificabile. Note animali e di fungo che lasciano il posto, dopo una ventina di minuti, a un profumo tendente al dolce (caramella mou). In bocca perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, supportato da un ricordo di dattero.
Barolo 2008 – Gattera – Fratelli Ferrero: colore granato. Nota fruttata preminente con una leggera speziatura. In bocca buona acidità e tannino. Elegante
Barolo 1971 – Pio Cesare: colore non classificabile. Brace, tabacco, spezie, con soffi minerali. Potente in bocca, ritorna il tabacco e un ricordo di sigaro. Buona acidità ed equilibrio.
Barolo 1964 – Borgogno: colore non classificabile. In prima battuta emerge una nota animale, che lascia il posto al tabacco e alle spezie dolci. In bocca permane una certa nota amaricante nel retrogusto. Molto persistente.