26 Mag Leggende metropolitane, bufale e fiabe moderne
Certo che non si può mai star tranquilli, tanto meno con l’informazione moderna. Più libera, certo, alla portata di tutti, per fortuna, ma quante bufale troviamo sui giornali e in rete? Ecco perchè trovo curioso ed interessante questo libro di Paolo Toselli, “Storie di ordinaria falsità“, un vero affresco sull’antiformazione del mondo moderno, dalle balle sull’Iraq e quelle sulla Sars, passando per la guerra del Vietnam.
A tal proposito mi viene in mente di aver trattato, qualche annetto fa, proprio l’argomento delle leggende metropolitane, legandole ad un approfondimento sui misteri e i miti antichi. Le leggende metropolitane, infatti, altro non sono che l’evoluzione moderna delle fiabe del passato con una duplice valenza educativa: insegnare da un lato il giusto comportamento da tenere secondo la società e conferire, dall’altro, certezze sulla vita terrena e ultraterrena.
Vi siete mai chiesti come nascano le urban legends? Come la calunnia di rossiniana memoria, le leggende passano di bocca in bocca, si arricchiscono di particolari e si ingrossano a dismisura, ma perchè abbiano vero successo devono toccare le corde più intime dell’emotività umana. Per questo le odierne leggende ci stupiscono, terrorizzano e inquietano, perchè sono legate alla nostra vita, a ciò che potrebbe capitare a noi e ai nostri cari.
Legate al quotidiano, alla metropoli in cui viviamo, si arricchiscono, di voce in voce, di folklore popolare e mistero. Chi non ha sentito la leggenda metropolitana della “baby-sitter cannibale”? Retaggio della cultura popolare che voleva le streghe immondi esseri che si cibavano di bambini, questa storia vede protagonista una baby-sitter che causa la morte del neonato di cui si sta occupando. Questa leggenda ha trovato fortuna anche in Italia, quando negli anni attorno alla seconda guerra mondiale si vociferava, in molte località, di una balia che aveva infilato uno spillone nella fossetta di un bambino a lei affidato, provocandone la morte. Le versioni alternative sono numerose: la baby-sitter infila il neonato nel microonde, talvolta lo passa sul gas per farlo dormire e talune altre lo picchia brutalmente fino a procurarne la morte. Spesso la leggenda è narrata da giovani madri come un fatto accaduto a una persona conosciuta non personalmente, ma parente o amica di altri. Il significato della leggenda: un monito a non lasciare il proprio neonato con estranei. Altre volte, soprattuto in Italia, la baby-sitter si trasforma in madre assassina, retaggio dei noti fatti di cronaca.
Un’altra divertente leggenda è quella delle “vipere lanciate dall’alto“. La Stampa del 6 settembre 1993 pubblica la lettera di una donna che dice di aver sentito che sulle colline di Torre Mondovì Soprana “sono state lanciate delle vipere“. Il motivo? Da subito le versioni si complicano: “per preservarne l’estinzione“, dice qualcuno, “per ripopolare la zona di rapaci” giura qualcun altro. Come ben documenta Paolo Toselli nel suo “La famosa invasione delle vipere volanti“, la notizia era già stata diffusa qualche anno prima dallo stesso quotidiano torinese. Addirittura iniziò a circolare la notizia che, ad effettuare i lanci con piccoli velivoli, fossero stati degli animalisti, forse eco-terroristi. Sembra che qualcuno trovò addirittura delle scatole o dei sacchetti dove, evidentemente secondo l’intuizione comune, erano stati messi i rettili per il lancio. Per completare l’opera qualche buontempone si inventò anche dei cartelli che misero in panico la popolazione. “ATTENZIONE RIPOPOLAZIONE. LANCIO RETTILI PER RAPACI”. L’estrema diffusione della leggenda è da spiegarsi per il fatto stravagante e curioso della vicenda che coinvolge e stupisce l’ascoltatore. Il significato è ricollegabile alle cosiddette “buone azioni finite male”, aumentato dalla simbologia della vipera, pericolosa e ripugnante.
Una delle più famose leggende metropolitane è quella dell’autostoppista fantasma. Un giovane carica un’autostoppista per un passaggio sino a casa. Il giorno dopo il ragazzo trova sul sedile posteriore la sua giacca e decide di riconsegnargliela. Giunto all’abitazione scopre che l’autostoppista è morta molti anni prima, investita da una macchina. Questa leggenda ha una miriade di versioni, molte delle quali vedeno come autostoppista un’avvenente e discinta ragazza. Il significato della leggenda è facilmente intuibile: l’innata paura della morte e il desiderio di una vita ultraterrena. Questa leggenda ha ben 13 versioni diverse rintracciabili in Piemonte.
Per finire vi lascio una notizia che, di tanto in tanto, torna di moda e rimbalza su tutti i giornali, quella dei gemelli bicolore. Anche ultimamente il caso ha fatto scalpore. Si tratta della nascita di gemelli di colore diversi da genitori bianchi. Questo è un classico caso nel quale la realtà si mischia alla leggenda, aumentando la cassa di risonanza di un fatto di cronaca. In Italia ricordiamo quello accaduto nel 2004 in Emilia Romagna a causa, pare, di un’errata inseminazione artificiale. E proprio l’aumento delle coppie che ricorrono all’inseminazione può spiegare la straordinaria fortuna di questa leggenda. Il significato può essere duplice: un sotteso razzismo che vede il “diverso” come un pericolo sessuale, nonchè il perenne senso di incertezza maschile sullo stato paternità. Non a caso la cintura di castità era utilizzata per evitare stupri e gravidanze. Come a dire, ancora una volta, che di sicura c’è solo la madre.